POESIE DAL SUD, DAL DOLORE LA SPERANZA

Tra le poesie partecipanti, molte proprio dai contesti più difficili dove operiamo

Molte delle poesie partecipanti al Concorso provengono dai Paesi del Sud del mondo che appartengono alle realtà forse più difficili tra quelle seguite dall’OPAM. In alcuni casi si tratta di bambini appartenenti a minoranze etniche, come i ragazzi di El Alto in Bolivia e i piccoli Aymara, antico popolo Indio dell’altopiano andino; oppure a gruppi sociali discriminati ed emarginati come i Dalit dell’India.

In altri casi si tratta di bambini e ragazzi che vivono in zone funestate da continui attacchi armati, come nel nord del Camerun dove seminano terrore i fondamentalisti islamici; o di giovani studenti che oggi reagiscono ad una violenza già subita, come le ragazze del St. Mary’s College di Aboke in Uganda, tristemente famosa perché nel 1996 qui i ribelli del LRA (Lord Resistent Army) rapirono un gruppo di ragazze. Una scuola che oggi rappresenta un segno di resurrezione e di speranza per la pace e lo sviluppo del Paese, per anni devastato dalla violenza di Kony e del suo esercito di bambine e bambini rapiti.

Canti d’amore nonostante la povertà estrema

E poi ci sono gli studenti di Lakka, figli delle vittime di abusi e soprusi di un decennio di guerra civile in Sierra Leone, finita nel 2002 ma che ha letteralmente distrutto il Paese, già tra i più poveri del mondo. Senza dimenticare i tanti bambini che tuttora vivono in situazioni di guerra, come gli studenti della Repubblica Democratica del Congo che ci hanno inviato diversi lavori dal nord Kivu, dal martoriato territorio di Butembo-Beni. E i ragazzi delle scuole OPAM in Etiopia che vivono il dramma della guerra con l’Eritrea; e le studentesse di Loikaw nel nord del Myanmar attualmente rifugiate in un campo profughi a causa della guerra.

Situazioni di violenza e insicurezza sono vissute anche dai bambini del Mindoro occidentale nelle Filippine che hanno partecipato con diversi lavori. E non ultimi i nostri studenti che vivono in situazioni difficili, di fame e denutrizione, a causa dei cambiamenti climatici, come quelli di Tchèbèbè nel Togo e di Batouri in Camerun. E proprio da Batouri ci è giunta la poesia di un bimbo di 9 anni che identifica il mondo con la manioca. Un tubero dalla polpa bianca e soda, unica fonte di sopravvivenza per lui e per tutti coloro che vivono dove la crisi climatica fa avanzare senza sosta la desertificazione, e dunque la fame.

Dalle favelas alle foreste inni alla vita

Altre poesie, inoltre, giungono dagli inferni delle favelas del Brasile, in particolare da due centri doposcuola OPAM nati per salvare i bambini dalla strada, dalla prostituzione, dal narco traffico e dal rischio di essere uccisi durante i raid periodici per ripulire i quartieri dalla delinquenza. Solo nel comune di Salvador Baya si conta che ogni anno vengono uccisi circa 125 minori per questa ragione.

Altro centro partecipante, infine, il doposcuola per i bambini della foresta di Nita Maumere in Indonesia, dove l’OPAM da poco ha avviato il suo primo progetto per contrastare fondamentalismi, discriminazioni e povertà. 

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