Nel servizio di TV2000 il cardinale di Kinshasa ringrazia l’OPAM per il sostegno alla Chiesa locale nello sforzo di educazione integrale
In attesa della visita di Papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo, prevista a luglio 2022, nel servizio di Vincenzo Grienti su TV2000, il cardinale di Kinshasa Fridolin Ambongo definisce l’educazione e la formazione dei congolesi ai valori “la migliore via d’uscita da questa crisi diffusa”, con riferimento ai gravi problemi di miseria e insicurezza nel Paese.
SEGUE LA TRASCRIZIONE DELL’INTERVISTA INTEGRALE:
Eminenza, come si stanno preparando la città di Kinshasa e tutta la comunità ecclesiale congolese alla visita del Papa?
“Da quando è stata annunciata la notizia dell’arrivo del Santo Padre nella Repubblica Democratica del Congo, tutta la popolazione è gioiosa e si sta preparando a questo grande momento di incontro con Papa Francesco. Prima di tutto c’è la preparazione interiore, cioè spirituale, di preghiera, in particolare da parte dei fedeli cattolici. Ma c’è anche la preparazione materiale e organizzativa che coinvolge sia la Chiesa cattolica che il Governo congolese. Con un po’ di ritardo sul programma, ma tutto procede bene fino ad ora”.
Questo importante evento quali speranze alimenta per la Chiesa e per tutta la gente della Repubblica Democratica del Congo?
“Il Santo Padre viene a visitare un popolo sofferente che si sente abbandonato al suo triste destino dai suoi governanti. Questa visita del Papa dovrebbe essere una fonte di conforto morale per questo popolo nella sua ricerca di dignità. Si spera che questa visita dia un impulso alla fratellanza e alla riconciliazione nazionale, per un nuovo futuro del nostro Paese. Io penso che la voce del Santo Padre può fare molto nella comunità internazionale. Ne sono proprio convinto”.
Quali sono le sfide più grandi e urgenti che la Chiesa congolese affronta, e in particolare a Kinshasa?
“La prima sfida è la crescente miseria materiale della popolazione congolese, con un numero sempre maggiore di cosiddetti bambini di strada, shègè. C’è poi il problema della crescente insicurezza, soprattutto nell’est del nostro Paese. Ogni giorno ci sono morti. C’è la cattiva amministrazione del nostro Paese. E dal punto di vista pastorale c’è la grande sfida della nostra identità cattolica di fronte alle nuove Chiese evangeliche e all’avanzata dell’Islam”.
In che modo, secondo Lei, l’istruzione e l’educazione possono essere strumento per vincere queste sfide?
“All’origine di tutte le problematicità attuali del Congo, sono convinto che ci sia innanzitutto il fallimento dell’uomo creato a immagine di Dio. L’educazione e la formazione dei congolesi ai valori è la migliore via d’uscita da questa crisi diffusa. Per questo io vorrei ringraziare l’OPAM, che ci sostiene in questo sforzo di educazione integrale”.