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L’INCONTRO CON PAPA FRANCESCO E LE NUOVE SFIDE
Da 50 anni, il fattore umano al centro della missione
Nata il 24 maggio 1972 dall’intuizione di don Carlo Muratore, l’OPAM è la prima associazione italiana incentrata esclusivamente sulla promozione e tutela del diritto all’istruzione. Un’intuizione davvero profetica negli anni Settanta, sia perché identifica nell’istruzione e nella formazione professionale gli strumenti privilegiati per liberare l’uomo dalla miseria e restituirgli la dignità negata, sia perché cambia radicalmente il concetto di Cooperazione allo Sviluppo che in quel tempo era concepito solo come invio di aiuti materiali.
Dopo cinquant’anni di incontri e amicizie fraterne, nonché di sfide vissute e affrontate sia nel Sud che nel Nord del mondo, l’associazione ha pensato ad un evento originale per festeggiare in modo indimenticabile lo speciale anniversario.
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UNA FESTA SENZA CONFINI
Per andare avanti con lungimiranza, però, è necessario anche guardare indietro. Ecco perché vale la pena scoprire un po’ di storia.
Tra entusiasmo e difficoltà, nel 1973 la missione viene lanciata su larga scala, grazie all’invio ad un milione di indirizzi del giornale OPAM, che da allora in avanti sarà il portavoce dell’associazione.
Le adesioni e i contributi ricevuti sono sufficienti per rispondere alle richieste di aiuto, che tuttavia ogni anno diventano sempre di più, dai villaggi più sperduti e dalle città più povere del mondo dove la Chiesa è presente con i suoi missionari.
Accanto all’obiettivo di creare centri di alfabetizzazione nei Paesi poveri, da sempre l’OPAM ne ha anche un altro: sensibilizzare l’opinione pubblica del Nord al problema dell’analfabetismo. Ovvero, “far conoscere il tremendo flagello dell’analfabetismo nel mondo che è ostacolo allo sviluppo, pericolo per la pace e seminatore di fame, di malattie, di ingiustizie e di morte”.
Il plauso delle istituzioni internazionali e della Chiesa
Per questo impegno a far conoscere la piaga dell’analfabetismo nel mondo nel 1982 all’OPAM arriva la Menzione d’Onore dell’Unesco. E nel 1992 un caloroso messaggio dell’allora direttore generale UNESCO, Federico Mayor Saragoza, con il suo “vivo incoraggiamento a intensificare ancora di più l’azione di fede, di perseveranza e di amore. Ciò che voi seminate è molto di più di un sapere o di un saper fare, è la fiducia, il cui effetto moltiplicatore può essere immenso”. A credere nell’importanza e nella necessità di quest’Opera prima ancora era stato Papa Paolo VI, che con la sua enciclica Populorum Progressio del 1963 in qualche modo ne era stato anche ispiratore, e Giovanni Paolo II.
La sfida della globalizzazione
Mentre l’idea dell’alfabetizzazione intesa come promozione per uno sviluppo umano integrale trova consensi via via maggiori, l’OPAM inizia a riflettere anche sui modelli di educazione e di sviluppo, perché la varietà dei Paesi in cui opera e la diversità delle loro storie richiedono di volta in volta approcci differenti. Una sfida resa ancora più importante dal fatto che la trasformazione globale iniziata nei primi anni Novanta cambia il mondo ad una velocità e intensità senza precedenti, rendendolo più complesso. L’ordine mondiale diventa più fragile e imprevedibile, e a livello locale si moltiplicano guerre e guerriglie, soprattutto nel Sud del mondo. Nel nuovo contesto, il primo diritto calpestato e negato è, ancor più di prima, quello all’istruzione.
Uno scenario internazionale complesso interroga l’OPAM su come portare avanti la sua missione. A dare l’indirizzo è il nuovo Presidente don Aldo Martini, arrivato nel 2000, il quale punta con forza a vivere il principio della fraternità nella reciprocità.
Un esercizio reso possibile dal confronto costante con una rete di referenti che a cominciare dal 2000 non è fatta più solo di missionari europei ma di numerosi referenti laici o ecclesiastici nativi del posto, che portano all’associazione la ricchezza del loro essere parte della cultura locale. Attraverso di loro l’OPAM riesce a calarsi sempre più in profondità nei vari contesti in cui opera, riuscendo a capire il punto di vista delle comunità locali e a coinvolgerle nelle varie fasi dei suoi progetti, vissuti come tappa di un processo di crescita condiviso. Una rete di amicizie che dona all’OPAM incontri speciali in ciascuna delle terre di missione dove opera. Tra loro anche tanti missionari martiri: sacerdoti, vescovi e laici consacrati che hanno contribuito a rendere ricco e fecondo il suo impegno.
Verso nuovi obiettivi a contrastare nuove povertà
Trascorrono dieci anni e nel 2012 l’Opera punta a perseguire un obiettivo più alto. Grazie all’esperienza della fraternità che ha permesso un esercizio concreto di reciprocità, si individua infatti la nuova sfida: fare dell’educazione all’umanesimo la nuova profezia per uno sviluppo integrale. Tra antiche e nuove amicizie, don Aldo conduce così il cammino dell’OPAM dalla solidarietà alla fraternità e dalla missionarietà alla reciprocità.
Nel 2018 alla Presidenza arriva don Robert Kasereka Ngongi, quale ulteriore segno concreto degli importanti frutti dell’esperienza di fraternità e reciprocità vissuta tra Nord e Sud.
A cinquant’anni dalla nascita, i Paesi in cui l’Opera è presente sono diventati 84, di cui 40 in Africa, 23 in Asia, 19 in America Latina e 2 in Oceania. Un obiettivo importante per mezzo secolo di storia durante il quale l’OPAM non ha mai perso di vista il motivo e l’obiettivo per cui è nata: difendere, affermare e promuovere in ogni parte del mondo il diritto all’istruzione, per sconfiggere la povertà e la soggezione in cui ancora oggi vivono milioni di uomini, e soprattutto donne e bambini. Anzi, proprio a partire da questo obiettivo, consapevole della nuova emergenza educativa denunciata da Papa Francesco e della necessità di umanizzare il mondo, l’OPAM rilancia oggi il suo impegno per dare il suo contributo al patto educativo globale.
Laura Malandrino