INSEGNANTI 2022, I DATI EMERSI DAL RAPPORTO UNESCO/ILO

Nei Paesi dove gli insegnanti godono di condizioni di lavoro piuttosto soddisfacenti, l’educazione tende ad essere considerata una priorità e la sua qualità risulta più alta.

È quanto emerso dal Rapporto Mondiale pubblicato in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti 2022 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Al di là dei numeri, nello studio vengono descritti i diversi profili socio-economici degli insegnanti con indicazioni sulla loro formazione e le loro condizioni di lavoro.

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Ma attenzione. Dentro ciascun numero c’è una storia, come quella di Mobson Bockaire Momoh maestro in Sierra Leone.

Il rapporto è basato sulla raccolta di dati più importante finora realizzata sugli insegnanti.

Premesso che anche nei Paesi industrializzati il peggioramento delle condizioni di lavoro e il basso livello degli stipendi sono causa di una crisi di vocazione all’insegnamento – con la conseguenza di aggravare la penuria di insegnanti, minacciando la qualità dell’educazione – in questo spazio concentriamo la nostra attenzione su quanto emerso riguardo i Paesi del Sud del mondo dove l’OPAM è presente.

Nel corso degli anni Novanta, il numero dei bambini in età scolastica è aumentato più velocemente di quello degli insegnanti, a tal punto che in alcuni Paesi vi è un insegnante per oltre 100 alunni. Paesi come Benin, Ciad, Congo, Gabon, Malawi, Mali, Mozambico, Repubblica Centrafricana e Senegal registrano una media di 50-70 alunni per insegnante.

Solo a titolo di paragone, facciamo presente che i Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) registrano una media di 16 alunni per insegnante. E alcuni, medie ancora più basse: 10,6 alunni per insegnante in Danimarca; 10,9 in Ungheria; 11,3 in Italia; 12,5 in Lussemburgo e 12,6 in Norvegia.

Nei Paesi meno avanzati, inoltre, la maggior parte degli insegnati sono giovani ed inesperti.

In numerosi casi, oltre il 30% è di età inferiore ai 30 anni: in Indonesia il 52% ha meno di 30 anni. Nonostante la maggior parte degli insegnanti abbia le qualifiche necessarie per l’esercizio della professione, il livello di istruzione risulta molto variabile. In numerosi Paesi meno avanzati (PMA), la maggior parte dei maestri elementari, se va bene, ha conseguito solo la fine degli studi secondari e molti non hanno ricevuto alcuna formazione professionale. È questo il caso di quasi il 50% degli insegnanti dell’Uganda, del 40% di quelli del Togo e del 35% di quelli di Capo Verde.

C’è poi la questione della parità di genere

Il numero delle donne nell’insegnamento, seppure in costante aumento, rappresenta tuttora meno del 50% degli insegnanti effettivi in Africa sub-sahariana e in Asia del Sud. Eppure, una maggiore presenza di insegnanti donne potrebbe essere di grande aiuto per avvicinare di più le ragazze alla scuola, così da farle proseguire negli studi.

Tutto questo, sebbene il numero di insegnanti abbia registrato generici aumenti: si parla, infatti, di un + 9% in media per la scuola elementare tra il 1990 e il 1995, laddove il fabbisogno di insegnanti è più alto. Tuttavia questo incremento va rapportato ad una crescita, nella stessa proporzione, della popolazione di età scolastica.

Solo nell’insegnamento secondario l’aumento del numero degli insegnanti rimane più alto di quello degli alunni potenziali (16,4% e 13,9% rispettivamente). Tuttavia bisogna considerare che in questi Paesi quasi la metà dei giovani in età scolare secondaria (228 milioni) non frequentano la scuola. Man mano che questi giovani verranno avviati all’istruzione, pertanto, il fabbisogno di insegnanti crescerà in modo esponenziale.

Stipendi demotivanti e in alcuni Paesi nessuna retribuzione

Nei paesi dell’OCSE il basso livello degli stipendi spiega, in parte, la difficoltà di attrarre giovani verso l’insegnamento. A parità di livello di qualifica, infatti, lo stipendio degli insegnanti risulta inferiore a quello di professionisti di altri settori. Ma è nei Paesi in via di sviluppo che la situazione raggiunge livelli di estrema gravità: qui gli stipendi si sono addirittura abbassati per tutti gli anni Novanta. E in alcuni Paesi a causa delle guerre, di governi corrotti o di politiche di sviluppo inesistenti, addirittura non ricevono alcun compenso da anni.

Lo studio analizza, infine, i compromessi raggiunti dagli Stati per ottimizzare l’efficacia dei loro sistemi educativi. In alcuni Paesi, ad esempio il Perù, il basso livello degli stipendi degli insegnanti viene compensato da un impegno annuo relativamente leggero (648 ore annue). Nelle Filippine gli insegnanti vengono pagati di più, ma per lavorare quasi il doppio (una media di 1.176 ore di insegnamento all’anno) in classi di oltre 50 alunni.

Da qui l’urgenza, soprattutto nei Paesi poveri, di trovare soluzioni per mantenere e motivare il corpo insegnante. Per questo motivo, il vicedirettore generale dell’UNESCO per l’educazione John Daniel fa notare la grande attualità, ancora oggi, della Raccomandazione sullo statuto degli insegnanti adottata da UNESCO e ILO nel 1996 nella quale veniva richiesto che i loro stipendi e le loro condizioni di lavoro riflettessero la loro importanza per la società.

“Gli insegnanti qualificati cambiano mestiere e i giovani scelgono questa professione solo come ultima risorsa. E questo fenomeno è comune a molti Paesi”.

Come spiega Sally Paxton, direttrice esecutiva dell’Ufficio internazionale del Lavoro per il dialogo sociale, “vediamo attualmente emergere i primi sintomi di una crisi imminente dell’insegnamento a livello mondiale”. Per questo “i governi dovrebbero rapidamente iniziare un dialogo serio con gli insegnanti e i loro sindacati per individuare i mezzi per migliorare le sorti della professione nel mondo”.

Consapevole di questa emergenza, l’OPAM rilancia il sostegno per gli insegnanti dedicando la campagna natalizia di raccolta fondi 2022 alla loro causa.

Con le donazioni raccolte l’OPAM potrà continuare a garantire un’integrazione al loro stipendio laddove necessaria e a contribuire al loro aggiornamento professionale. Solo così si può assicurare la presenza di insegnanti qualificati, la sopravvivenza delle scuole e di conseguenza la formazione di futuri cittadini consapevoli dei loro diritti, responsabili e attivi.